L'Abate cavalcava alla testa della sua scorta, sapeva di essere in forte ritardo e probabilmente la festa sarebbe conclusa... "pazienza" si disse Pigreco "quello che mi preme è poter mantenere la promessa fatta a Luca e, soprattutto, rivederlo...".
L'aria era fresca ma non fredda, la fine dell'inverno non era poi così lontana... dopo tanto tempo Pigreco tornava a respirar l'aria toscana...
Cavalcando tornarono alla mente le campagne militari quando, allora Priore del Monastero fiorentino, la notte si ritrovava attorno al fuoco con i suoi ragazzi a mangiare un boccone di carne arrostita accompagnata da lunghi sorsi di birra forte...
Con questi pensieri in testa e l'immancabile gufo sulla spalla Pigreco giunse a Paazzo Monteverdi, si avvicinò al maggiordomo e si presentò:
"Sono Pigreco Hohenstaufen di Svevia, Abate del Monastero Templae di Venezia. Il vostro Signore mi attendeva ieri... se poteste farmi la cortesia di avvisarlo del mio arrivo... ve ne sarei grato. Potete prendervi cura voi dei cavalli?"
detto questo attese che il Maggiordomo parlasse con il padrone di casa...